Aumento pari al 2,06% dell’agroalimentare nel dicembre 2020, PIL del settore a fine anno di €0,30 bilioni (R$2 bilioni) su un totale pari a €1,10 bilioni (R$ 7,45 bilioni). Questi i numeri dell’agrobusiness in Brasile, che nonostante la diffusione della pandemia e il conseguente impatto sull’economia brasiliana, ha concluso il 2020 mantenendo le proprie attività, ottenendo buone performance e mostrando rilevanti potenzialità di crescita per il 2021.
Un Comitato ad hoc per l’agrobusiness
In questo contesto, il Ministero brasiliano dell’agricoltura, allevamento e approvvigionamento (Mapa) ha compiuto 160 anni con una nuova sfida: promuovere misure per garantire l’approvvigionamento di cibo e mantenere operativi i servizi essenziali, come l’ispezione sanitaria, oltre a ridurre gli impatti della crisi sul reddito dei produttori rurali, soprattutto di piccole e medie dimensioni.
Il Mapa ha quindi istituito il Comitato CC-Agro-COVID19, formato da 14 membri delle segreterie ministeriali, la Società di Fornitura Nazionale (Conab) e la Società Brasiliana di Ricerca Agricola (Embrapa). L’obiettivo principale del CC-Agro-COVID19, ancora attivo, è monitorare e proporre strategie per superare gli effetti della pandemia sulla produzione e fornitura agricola.
“Si tratta di una grande opportunità per le aziende italiane che dispongano di offerte tecnologiche interessanti per la filiera dell’agrobusiness, per esempio macchinari agricoli, tecnologie per l’agricoltura 4.0 e, in generale, soluzioni per contribuire a migliorare i processi di lavorazione della terra così come i processi industriali, in ambito per esempio refrigerazione, efficienza energetica, efficienza di utilizzo della materia prima” – ha commentato l’Avvocato Giacomo Guarnera, Socio Fondatore di Guarnera Advogados – “Nonostante la complessità del periodo attuale, settori come l’agroalimentare resistono nel Paese e continuano a essere attrattivi per le imprese italiane.”
Scenario economico e prospettive di crescita
Considerato il più grande produttore mondiale di caffè e succo d’arancia, il secondo più grande produttore di zucchero, semi di soia in cereali, manzo e pollo e il terzo nella produzione di mais, il Brasile non è stato inferiore nei tempi del Coronavirus.
Il settore dell’agrobusiness deve continuare a dare un contributo significativo alla ripresa dell’economia, al sostegno dell’occupazione e del reddito, nonché al mantenimento dei flussi di importazione a fronte dell’instabilità dell’attuale scenario economico, ancora condizionato dalla pandemia.
Secondo i dati più recenti del ministero dell’Agricoltura, l’agroalimentare brasiliano ha esportato €0,96 miliardi (R$ 6,47 miliardi) nel febbraio 2021 (+2,8% rispetto allo stesso mese dello scorso anno). Il Brasile, inoltre, è il quarto esportatore mondiale di prodotti agricoli (dietro l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la Cina).
Il settore genera anche numerosi posti di lavoro, assorbendo praticamente un lavoratore brasiliano su tre. Secondo la più recente Indagine Nazionale (PNAD), su un totale di 94,4 milioni di lavoratori intervistati, il 32,3% (cioè 30,5 milioni) apparteneva all’agrobusiness.